Fin da bambina, ho sempre adorato viaggiare. Con i miei genitori ho avuto la fortuna di esplorare luoghi straordinari e incontrare persone incredibilmente non ordinarie.
Il viaggio ha ricoperto un ruolo molto importante nella mia vita, tanto che mi ha portato ad ammirare la grande capacità di riconoscere il valore dell’attesa e della pazienza che contraddistingue alcuni viaggiatori.
L’attesa fa parte del viaggio: è quel momento magico e spaventoso nel quale non vedi l’ora di lasciarti tutto alle spalle e partire. Chi ama viaggiare non può fare a meno dell’attesa, quel periodo nel quale viaggi prima ancora di essere partito.
Oggi la nostra capacità di attendere si è azzerata, dal momento che qualsiasi cosa desideriamo nella vita di tutti i giorni è a portata di mano. L’attesa ci provoca grande disagio perché ci induce a pensare che stiamo perdendo tempo.
L’anno scorso uno studio inglese ha calcolato che il limite massimo di attesa è di circa 8 minuti e 22 secondi. Mentre, se si parla di strumenti tecnologici, la soglia di sopportazione dell’attesa si abbassa a 5 minuti e 4 secondi.
Grazie alla Gentile M., ho compreso la differenza tra attesa positiva e quella negativa. Quest’ultima ci costringe a rimanere inermi e ci arreca soltanto nervosismo e frustrazione. Al contrario, se cambiamo prospettiva, le attese positive possiamo trasformarle in momenti dedicati a noi stessi, per capire cosa vogliamo e dove stiamo andando.
Nell’ultimo periodo, ho spesso attivato nella mia mente quello che la Gentile M. chiama “valigia del futuro”: un pensiero costante che si svincola dal presente e cerca in modo illusorio di prepararmi ad un possibile futuro, con tutte le sue incertezze, paure e sofferenze. Questa trasposizione temporale, non mi permette di vivere il “piacere dell’attesa” del presente, ma sposta la mia attenzione alle azioni e sensazioni che dovrò vivere in un futuro non definito.
Sembra tanto ovvio quanto paradossale, ma prepararsi al peggio, non farà altro che farti vivere con ansia il tempo che intercorre tra due o più eventi, senza permettere alla tua mente di godersi la bellezza dell’esplorazione.
Nell’attesa dell’esito dell’operazione di mio padre, di ricevere riscontro per il mutuo della mia futura casa, di un risultato al termine di una candidatura per un nuovo lavoro, mi sono dimenticata di vivermi quel momento, di sfruttarlo per farmi domande profonde e per capire chi sono, cosa è importante per me e perché sto facendo tutto questo.
Mi sono sovraccaricata di pensieri inutili, di futuri ipotetici e spesso negativi, senza badare al fatto che stessi già vivendo un momento intenso, per cui quello che avrei dovuto fare è ringraziare il mio “manager del futuro” e permettermi gentilmente di vivere le emozioni dell’oggi, educando la mia mente ad osservare la parte da cui provengono i mie pensieri.
Ritornando al concetto del viaggio, qualche giorno fa ho letto che l’attesa può creare vera e propria dipendenza. Ciò che ti spinge a voler viaggiare è il pacchetto completo: non soltanto l’esperienza del viaggio, ma anche tutto ciò che precede la partenza. Forse non ci si rende conto, ma quando si mette piede sull’aereo il viaggio è già iniziato da tempo.
Pertanto, mentre continui a vivere in modo ordinario i secondi della tua quotidianità, ricordati che nel tuo futuro c’è un viaggio che ti aspetta :)